ristorante a casa

Ristorante Pizzeria a Casa Attivita Redditizia

Aprire un ristorante oppure perchè no una pizzeria nella propria abitazione è una tendenza che sta prendendo sempre piu piede in Italia, nelle grandi città come Roma, Milano o torino se ne contano più di 300 e in forte crescita, merito anche del periodo di crisi che stiamo attraversando.
Sono trascorsi ormai 4 o 5 anni dalla prima volta che ho sentito parlare di questo tipo di attività. Comuni persone che decidevano di preparare cene a casa propria per eventuali ospiti prenotati, che a fine cena regolarmente pagavano un compenso per la prestazione ricevuta. Mi sono sempre chiesto: Che strano, i ristoratori e proprietari di pizzerie per aprire un locale devono rispettare regole ferree e pagare fior fiore di tasse, come è possibile che un privato possa farlo liberamente?

Ristorante pizzeria a Casa Attivita Redditizia

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Ristorante a casa propria

Finalmente dopo qualche anno, è arrivata una normativa del Ministero dello Sviluppo Economico che mette fine a tutta questa confusione e mancanza di regolamentazione:
“Il Ristorante a Casa è da considerarsi ATTIVITA’ ECONOMICA a tutti gli effetti!!!
La risoluzione del Mise dice: Aprire un ristorante nella propria abitazione è un attività economica a tutti glòi effetti. Deve essere soggetta a requisiti professionali, igienico sanitari e a una serie di norme in materie di sicurezza, urbanistica ed edilizia. a cominciare dalla Scia da presentare al comune di residenza.
La recente risoluzione del ministero dello sviluppo economico fa chiarezza anche su come possa configurarsi l’attività di cuoco a domicilio che dal passaparola è arrivato a delinearsi in un vero business, tale da allarmare perfino la categoria dei ristoratori professionisti che guardando al fenomeno con preoccupazione, hanno chiesto il rispetto delle regole.

Ristorante Pizzeria a Casa Attivita Redditizia

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Aorire un ristorante o pizzeria a casa propria

L’attività di preparare e servire pranzi e cene presso il proprio domicilio , in giorni dedicati e per ospiti paganti, “non può che essere classificata come un’attività di somministrazione di alimenti e bevande, in quanto anche se i prodotti vengono preparati e serviti in locali privati coincidenti con il domicilio del cuoco, essi rappresentano comunque locali attrezzati aperti alla clientela”, si legge nel parere espresso dal Mise attraverso Gianfrancesco Vecchio, dg della Direzione generale per il Mercato e la concorrenza che risponde a una istanza di una camera di commercio. La fornitura di queste prestazioni “comporta il pagamento di un corrispettivo e, quindi anche con l’innovativa modalità”, l’attività “si esplica quale attività economica in senso proprio” di conseguenza non può essere considerata, a parere del Mise, “un’attività libera e pertanto non assoggettabile ad alcune previsione normativa tra quelle applicabili ai soggetti che esercitano un’attività di somministrazione di alimenti e bevande”. Nel motivare la posizione assunta, Gianfrancesco Vecchio si richiama a una precedente nota, sempre a sua firma, con la quale è stata classificata come un’attività vera e propria di somministrazione al pubblico di alimenti e bevande quella effettuata dal proprietario di una villa, che “intendeva preparare cibi e bevande nella propria cucina fornendo tale servizio solo su specifica richiesta e prenotazione da parte di un committente e quindi solo per gli eventuali invitati”.
Il sito del ministero dello sviluppo economico

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