SILVIO CICCHI:Male Age:54 A restaurant-trained Executive Pizza Chef, he is the author of upcoming book of pizza recepy: “PIZZA e FANTASIA“, you can download it for free registering on this site. He currently resides in Spinetoli (ITALY) with his cats and dogs. Specialized in Business start up – Pizza dove – Pizza courses – Art of pizza.
L’Olio Aromatizzato al Basilico è uno degli ingredienti più usati nelle pizzerie e cucine di tutto il mondo. Esistono diversi modi per preparare questo delizioso olio aromatizzato, una versione veloce a crudo ottenuta frullando alcune foglie di basilico insieme all’olio, e la versione “olio aromatizzato”usato soprattutto sulla pizza.
Per preparare l’olio aromatizzato al basilico
10 infiorescenze di basilico e 10 foglie
1 litro di olio extra vergine di oliva.
Preparazione dell’Olio Aromatizzato al Basilico
Raccogliete al mattino presto le infiorescenze e le foglie di basilico, lavatele e asciugatele bene.
Disponete il tutto in un vaso di vetro, ricoprite con l’olio extra vergine di oliva, chiudete il vaso ermeticamente e lasciate al riposo in un locale fresco e buio per 3 settimane.
Consumatelo entro 3 mesi.
Suggerimenti:
Appena sfornate le vostre pizze, aggiungete un filo di olio al basilico prima di servirle ai vostri clienti.
Se desideri saperne di più sul Basilico, consultazione wikipedia
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Le tigelle sono delle focaccine dalla forma tonda tipiche dell’appennino Emiliano tra la zona di Bologna e Modena. Vengono servite solitamente ripiene di salumi e formaggi o dal classico pesto montanaro Modenese.
A seconda della zona in cui ci troviamo, possono essere chiamate anche con nomi diversi. Nel modenese spesso sono chiamate crescentine o crescente una piccola focaccia fritta farcita, mentre nel bolognese sono chiamate tigelle, nome che deriva dall’attrezzo usato per la preparazione di queste deliziose focaccine, la Tigelliera.
Per evitare qualsiasi dubbio o fraintendimento, ordinate le tigelle, e sono sicuro che il vostro ristorante o pizzeria capirà cosa state ordinando.
Pesto Montanaro Modenese
Prima di preparare le nostre tigelle vorrei rinfrescarvi la memoria su come preparare velocemente il Pesto alla Modenese.
Il pesto montanaro è un condimento che viene usato a crudo a base di lardo di maiale e erbe con il quale vengono riempite le tigelle e altre delizie locali come le crescentine e i borlenghi.
Ottenuto tritando finemente il lardo crudo, l’aglio e il rosmarino fino ad ottenere una crema spalmabile dall’aspetto denso, questa crema viene spalmata nella tigella ancora calda e si termina l’operazione con una abbondante spolverata di parmiggiano locale grattugiato. In qualche località questo tipico pesto può essere chiamato anche con il nome di “cunza”.
Le Tigelle Ricetta e Preparazione
Preparazione delle tigelle.
La ricetta delle tigelle prevede l’uso di latte e strutto affinchè rimangano morbide anche nei giorni successivi alla preparazione.
Per preparare 24 tigelle:
500 grammi di farina
200 grammi di acqua non fredda
100 grammi di latte
25 grammi di strutto(sostituibile con olio extra vergine di oliva)
pochi grammi di lievito di birra
10 grammi di sale
Le Tigelle Ricetta e Preparazione
Preparazione:
Sciogliete il lievito nell’acqua e impastate tutti gli ingredienti in un contenitore fino ad ottenere un impasto elastico ed omogeneo simile a quello della pizza.
Lasciatelo lievitare per 1 ora, quando sarà raddoppiato di volume stendetelo fino ad ottenere una sfoglia dallo spessore di mezzo centimetro. Con il bordo di un bicchiere ricavate dei dischi di impasto dal diametro di 10 centimetri circa e lasciateli lievitare per altri 30 minuti. Questa operazione è importantissima e da essa dipenderà la morbidezza delle vostre tigelle.
Riscaldate la tigelliera sul fuoco e cuocete i dischi di pasta 3 minuti circa su ogni lato fino a quando la superfice sarà perfettamente dorata.
Servite le tigelle ai vostri ospiti ancora calde insieme all’affettato di salumi, formaggi morbidi da spalmare e al pesto modenese precedentemente preparato. Le tigelle sono deliziose anche se farcite con pomodorini, verdure grigliate, marmellate o cioccolato da spalmare.
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I peperoncini e la classifica della piccantezza…. A dirvi la verità avrei preferito chiamare questo post con un titolo completamente diverso, mi piaceva di più “Perchè mangiamo il peperoncino?” ma la scelta come al solito è ricaduta sulle parole chiavi che più spesso vengono cercate su Big G ovvero il famoso motore di ricerca più usato al mondo.
I Peperoncini e La Classifica Della Piccantezza
Proprio qualche settimana fà, aprendo la pagina di ricerca non ho potuto fare a meno di notare il nuovo “doodle” di Google dedicato a Wilbur Scoville (1865) che è l’inventore della scala usata ancora oggi per misurare il grado di piccantezza dei peperoncini. Wilbur Scoville nato negli stati uniti 151 anni fà, lavorava in una casa farmaceutica alla produzione di un nuovo tipo di balsamo, quando ebbe la brillante idea di eseguire un test sulla piccantezza dei peperoncini. Il test chiamato “test organolettico di Scoville” prevedeva la diluizione dell’estratto di peperoncino in una soluzione a base di acqua e zucchero. Coadiuvato da un gruppo di assaggiatori,veniva diluito con ulteriore aggiunta di zucchero fino a quando non veniva considerato totalmente privo di piccantezza. Proprio in base alle necessarie diluizioni e alla quantità di capsicina contenuta nei diversi tipi di peperoncino, Scoville fu in grado di classificare la piccantezza.
I Peperoncini e La Classifica Della Piccantezza
Secondo Scoville un peperone dolce non contiene capsicina, quindi ha un valore zero, Figura invece al livello più alto la capsicina pura con 16 milioni.
Fino ad oggi il grado più alto della scala è occupato dal “Carolina Reaper” proveniente dal sud Carolina ottenuto in serra da un incrocio tra diversi peperoncini, con un valore di 2 milioni Scoville. Questo peperoncino non è assolutamente commestibile, il solo contatto con la pelle lascia visibili scottature.
Altri peperoncini di uso comune giusto per farvi un idea dei valori di questa scala di piccantezza non arrivano a 100.000.
La paprica non arriva neanche a 900
Quello che solitamente consideriamo potentissimo…Il Jalapeno può variare dai 3000 ai 10.000 e il Cayenne si aggira intorno alle 50.000 unità.
Il comunissimo e diffuso peperoncino rosso di razza Calabrese usato comunemente in Italia per i nostri spaghetti aglio olio e peperoncino oppure per le nostre pizze, supera appena le 15.000 unità.
Oggi per misurare il grado di piccantezza dei peperoncini si usa un metodo diverso, un procedimento chimico chiamato cromatografia liquida, che ci permette di scoprire la quantità di alcaloidi come la capsicina che sono contenuti nei diversi tipi di peperoncino, Potrà sembrarvi strano, ma il risultato moderno ottenuto è ancora molto simile se paragonato alla scala di Scoville.
I Peperoncini e La Classifica Della Piccantezza
Finalmente siamo arrivati alla parte che reputo più interessante:
Perchè mangiamo cibo piccante?
Se provate a chiedere a qualcuno la sensazione che prova nel mangiare il peperoncino, molti vi risponderanno che è perfettamente paragonabile ad un vero e proprio dolore. La risposta è davvero corretta, visto che il cibo piccante ingerito provoca al nostro palato una vera e propria simulazione di dolore, irritazione e ustione. In parole semplici, i nervi mandano un segnale di allarme per avvisarci che il nostro palato stà bruciando. Quindi perchè si prova gusto nel mangiare peperoncino?
Per il famoso psicologo Paul Rozin la risposta è semplicissima ed è la stessa che spiega anche perchè facciamo delle attività che apparentemente sembrerebbero insensate come il lanciarsi con il paracadute o lanciarsi da un ponte legati ad un elastico.
Agli uomini piace moltissimo godere di situazioni in cui il corpo lancia segnali di allarme mentre sanno che nella realtà è tutto ok.
Nei corsi professionali per pizzaiolo che offriamo abitualmente nella nostra scuola di pizza, il peperoncino sulla pizza e il peperoncino abbinato allo street food è parte integrante del programma. Se desiderate saperne di più visitate la pagina della nostra scuola di pizza.
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Pizza Amatriciana La Ricetta Originale. Se siete amanti dei bucatini all’Amatriciana, vi consiglio vivamente di preparare e gustarvi la ricetta della nostra pizza all’Amatriciana o se preferite potete chiamarla semplicemente Matriciana.
Amatrice, città da cui proviene questa deliziosa ricetta dista fortunatamente poche decine di chilometri dal luogo in cui vivo ed è spesso meta dei miei pellegrinaggi culinari.
Vogliamo parlare delle accanite diatribe che sento continuamente in TV e leggo su internet riguardanti la ricetta originale? Sarebbe opportuno innanzitutto chiarire una volta per tutte se ci va la cipolla oppure no!!
Pizza Amatriciana La Ricetta Originale
Cari amici e lettori, a sentire la zia Lina residente ad Amatrice da generazioni la Amatriciana è stata inventata dai vecchi pastori e in altri tempi, dove non si aveva a disposizione tutto, ma solo pochi ingredienti e quindi le uniche cose certe riguardo questa antica ricetta sono: IL GUANCIALE, IL POMODORO e IL PECORINO di Amatrice. La Amatriciana è un piatto popolare, appartiene al popolo, non ai libri e non agli chef di trasmissioni televisive. A confermare tutto ciò esiste il fatto che se chiedete a 100 persone di Amatrice come sia fatta la ricetta originale, ognuno di essi vi risponderà con una ricetta diversa. Saggiamente la zia Lina aggiunge: Caro Silvio, con questa crisi, non possiamo permetterci di perdere alcun cliente, la vuoi con la cipolla? Te la faccio con la cipolla, la vuoi senza? Te la faccio senza. Mai sentite parole più saggie di queste, visto i tempi di magra che corrono i ristoratori.
Personalmente la preferisco senza cipolla, ma rigorosamente con il guanciale, da non confondere con la pancetta a cubetti che trovate nei supermercati.
Pizza Amatriciana La Ricetta Originale
Chiarito una volta per tutte questo dubbio, proseguiamo con la nostra ricetta della pizza all’Amatriciana.
Una volta terminato di impastare, tagliamo l’impasto in palline da 230/250 grammi. Questa fase si chiama staglio.
Mettiamo le palline in un apposito contenitore con coperchio e lasciamo a riposo per la lievitazione.
Terminata la fase di lievitazione, stendiamo l’impasto per formare i nostri dischi di pasta per preparare le pizze.
Pizza Amatriciana La Ricetta Originale
Condimento:
Aggiungiamo il pomodoro, il guanciale a fette e inforniamo fino a quando il bordo risulterà essere dorato al punto giusto. Non voglio aggiungere il tempo di cottura perchè sarebbe diverso per ogni tipo di forno usato per la cottura.
Appena pronte, sforniamo le nostre pizze e aggiungiamo un abbondante strato di pecorino grattugiato.
La pizza all’Amatriciana è pronta e gustosa così!!!
Come vedete non ho usato mozzarella e non ho usato cipolla, ma ricordate che la pizza è vostra, la dovrete mangiare voi quindi ben venga chi vuole aggiungere mozzarella, cipolla o qualsiasi altro ingrediente.
Se non conoscete Amatrice, vi consiglio di andarci al più presto a gustare gli originali “Bucatini all’Amatriciana”. Clicca qui per conoscere Amatrice.
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Impasto Pizza Nero al Carbone Vegetale. L’ultima tendenza lanciata da moltissime pizzerie e panifici è la pizza nera, che sembra essere molto gradita dai clienti e sono moltissimi i curiosi che chiedono di assaggiarla.
Devo essere sicuramente un predecessore delle mode per quanto riguarda la pizza nera. Pensate che agli inizi della mia carriera di pizzaiolo, circa 40 anni fà già facevo questo tipo di pizza. Ahimè usavo la tecnica errata. Le mie pizze erano nere perchè spesso le dimenticavo nel forno ed oltre al colore nero avevano anche un simpatico effetto coreografico, erano contornate da una nube tossica di fumo nero.
Impasto Pizza Nero al Carbone Vegetale
Oggi per ottenere questo delizioso prodotto si usa il carbone vegetale, si proprio così, Il carbone attivo, che oltre a colorare l’impasto nero, è ricco di proprietà: aiuta a tenere basso il livello del colesterolo e regola il transito intestinale. Il carbone attivo infatti trattiene i gas prodotti dalla fermentazione del cibo nel nostro stomaco, evitando quei fastidiosi gonfiori ed è possibile usarlo anche per le pizze senza glutine.
Riguardo all uso di questo ingrediente, esiste una normativa europea molto chiara:
La quantità di carbone vegetale che si può usare nell’impasto è davvero minima, fino a 10/15 grammi di carbone vegetale per ogni chilo di farina, quindi i benefici tanto decantati del carbone attivo risultano essere davvero minimi o addirittura inesistenti, l’unica vera azione svolta dal carbone è quindi quella di fungere come colorante dell’impasto.
Impasto Pizza Nero al Carbone Vegetale
La legge europea inoltre vieta nelle etichette, nei menù e in qualsiasi materiale pubblicitario l’uso di dichiarare qualsiasi effetto benefico per il nostro organismo derivato dal carbone vegetale attivo. Pensate che il pane al quale viene aggiunto questo colorante, non può essere etichettato con la dicitura “pane”.
Preparare l’impasto della pizza nero è un operazione molto semplice e può essere riassunta in pochi semplici passi.
Il carbone attivo per alimenti va miscelato alla farina in fase di impasto.
Usate la nostra classica ricetta dell’impasto per pizza fatta in casa descritta in questo nostro precedente post. Aggiungete in proporzione 10/15 grammi di carbone per ogni chilo di farina per ottenere un impasto nero di sicuro effetto scenografico.
Il sapore è assolutamente identico, non noterete alcuna differenza.
Una delle pizze più adatte da realizzare con l’impasto nero è sicuramente la pizza caprese. Niente di più bello da vedere della base nera sulla quale vengono disposti pomodori a fette rossi e mozzarella bianca.
Provare per credere. L’impasto nero, come tante altre leccornie che fanno parte della categoria “street food” sono parte integrante del programma dei nostri corsi di pizzaiolo che vengono svolti quotidianamente nella nostra scuola di pizzaioli. Se siete interessati a partecipare ad uno dei miei corsi, cliccate qui.
Se desiderate conoscere come viene prodotto il carbone vegetale, vi consiglio di leggere questo approfondimento su wikipedia
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Come si fa l’olio di oliva. Non mi stancherò mai di ricordarvi che “la pizza è un piatto povero”, quindi usate pochi ingredienti ma buoni.
Vista l’importanza che ricopre l’olio di oliva come condimento sulla pizza e nell’impasto della pizza, vedi gli articoli “olio nell’impasto della pizza” e “La maglia glutinica della pizza” potreste fare come me che acquisto la mia scorta di olio extra vergine di oliva direttamente da un frantoio locale, dove si ha l’assoluta certezza di trovare un olio prodotto da olive esclusivamente locali e che sia di qualità.
Ho fatto visita ad un frantoio locale, l’oleificio FIOBO, l’ultima volta che ci ero stato in visita, era circa 40 anni fà.
In 40 anni il frantoio è cambiato molto, mentre prima c’era una donna a defogliare il carico di olive da molire, adesso tutto il lavoro è fatto a macchina. Dove prima lavoravano due possenti uomini al carico dei fisoli, oggi c’è una macchina automatica che svolge completamente il lavoro manuale con estrema semplicità. L’unica cosa che sembra non sia affatto cambiata è la qualità dell’olio fatto da olive provenienti esclusivamente dal territorio circostante.
Come si fa l’olio di oliva
Come avrete modo di osservare dal video, al frantoio il lavoro inizia presto il mattino.
Arrivano le olive da molire e entra in funzione la defogliatrice.
L’oleificio Fiobo per produrre il proprio olio extra vergine di oliva usa ancora il vecchio metodo tradizionale della spremitura a freddo.
Le olive vengono molite da grandi macine di pietra di granito. Questo processo naturale mantiene inalterati i profumi tipici delle olive che provengono da questa area geografica.
L’impasto ottenuto dalla molitura viene spalmato su dei dischi chiamati fisoli
I fisoli sovrapposti uno sull’altro vengono messi in presse per la spremitura, fase che avviene molto lentamente per non alterare il gusto dell’olio.
Il liquido oleoso ottenuto dalla spremitura viene centrifugato per ricavare l’olio extra vergine di oliva.
Avete mai assaggiato una bruschetta con l’olio appena spremuto? Una indescrivibile sensazione di gusti fruttati, dal retrogusto leggermente amarognolo dal colore verde scuro ancora leggermente torbido. Divino!!
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Compagno inseparabile di tutti i pizzaioli, il cappello è il simbolo della fierezza anche se erroneamente è visto da qualcuno come una costrizione. Che tipo di cappello indossate al lavoro? La storia del cappello da cucina è molto antica, risalente addirittura al 1829.
Come ben sapete (spero), la bravura di uno chef non si misura dall’altezza del cappello da cucina che indossa, Alto o basso che esso sia è spesso una semplice questione di comodità di lavoro. Mi è capitato alcune volte di lavorare in ristoranti con una cappa di aspirazione bassa, quindi era impossibile lavorare con un cappello alto. In pizzeria è sconsigliato usare un cappello alto per via del lavoro caratteristico del pizzaiolo che, dovendosi chinare spesso a raccogliere la legna per alimentare il forno, non riuscirebbe a tenere in equilibrio il cappello alto, quindi con il passare degli anni sono stati sempre in numero maggiore i pizzaioli che hanno indossato la bustina o la pratica bandana. Personalmente uso la bustina di carta, super igienica usa e getta, sempre stirata alla perfezione e assorbe anche il sudore. In alternativa alla carta è molto usato il tessuto non tessuto.
La cosa invece che ritengo molto importante è che qualsiasi forma abbiate scelto, e di qualsiasi materiale sia esso fatto, non dimenticate che il colore della cucina è il BIANCO. In cucina, a parte i pantaloni che possono essere neri o gessati, la giacca e il cappello devono essere bianchi. Capisco perfettamente che ci si sporca facilmente, ma….pazienza, quando vi sporcate, vi cambiate.
Il Cappello da Pizzaiolo Conclusione
Toque, retina, cuffietta, bandana, bustina di carta, di cotone o di tessuto non tessuto, ma basta che sia bianco.
Se desideri saperne di più sulla touqe blanche “il cappello da cuoco” puoi consultare wikipedia cliccando su questo link.
Spero di non essermi attirato tutte le ire di quelli che indossano la bandana per somigliare ad un famoso cantante, con i capelli che spuntano fuori, oppure di quelli che hanno comprato (ancora peggio) il cappello colorato abbinato ai risvolti delle tasche del grembiule. CUCINA/PIZZERIA=BIANCO!!!!.
Se volete diventare dei veri esperti nel fare la pizza a casa vostra per voi e per i vostri ospiti, vi suggerisco di iscrivervi al nostro corso professionale di pizzaiolo ONLINE. Clicca qui.
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5 Buoni Motivi per Seguire uno dei Miei Corsi Professionali di pizzaiolo. Come è chiaramente descritto nel titolo, devo proporti dei validi argomenti per convincerti a frequentare il corso di pizzaiolo presso la nostra scuola. In realtà i buoni motivi sembrerebbero essere più di 5 e tutti molto validi, ma vediamo la lista:
5 Buoni Motivi per Seguire uno dei Miei Corsi Professionali di pizzaiolo
Svolgo questo lavoro da 40 anni, conosco la pizza e nessun’altro meglio di me può insegnarti questo fantastico mestiere che ti da la possibilità di lavorare in tutto il mondo.
Organizzo solo corsi individuali. Basta con questi pseudo-corsi insieme ad altre 15 persone, da soli si apprende più in fretta. Il corso lo facciamo quando sei disponibile tu.
Costano pochissimo, solo 450 euro per 5 giorni (30 ore di lezione).Possibilità di alloggio in un B&B convenzionato.
Rilascio di un attestato valido in tutto il mondo.
I corsi si svolgono in un laboratorio attrezzato.
I pizzaioli che svolgono i nostri corsi, sono già pronti per essere introdotti nel mondo del lavoro.
Puoi contattarmi personalmente al numero +39 3476244362 ed espormi le tue richieste.
Perche siamo detentori di un significativo record: L’83% dei nostri allievi trova immediatamente lavoro.
Perchè siamo una vera scuola, non una pizzeria.
I nostri corsi trattano argomenti come: Pizza al taglio, pizza al piatto, Street food da banco pizzeria, preparazione aperitivi snack, Pizza a “portafoglio”, Spianate, focacceria, calzoni, pizza dessert e pizza fritta.
Perchè se mi contattate per email o telefonicamente, rispondo a tutti immediatamente.
Come potete notare, esiste più di un buon motivo per seguire uno dei miei corsi professionali di Pizzaiolo. Approfittane!! Contattami.
Silvio Cicchi
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Tra gli oli aromatizzati spesso usati in cucina ma soprattutto in pizzeria è molto apprezzato l’olio al rosmarino. Semplicissimo da preparare in casa e sempre presente sul tavolo del pizzaiolo. Servire ad un cliente una focaccia ed aggiungere un filo di olio extra vergine di oliva aromatizzato al rosmarino è il trucco usato da molti pizzaioli per migliorare il gusto delle proprie pizze.
Il procedimento per la preparazione olio al rosmarino mediterraneo è semplice e rapido e vi portera via solo qualche decina di minuti.
Preparazione Olio al Rosmarino Mediterraneo
Iniziamo con scegliere la giusta bottiglia.
Lavate e asciugate una bottiglia da usare come contenitore espositore per il nostro olio al rosmarino.
Tagliare dei rametti freschi di rosmarino mediterraneo lunghi fino all’estremità del contenitore.
Lavate con acqua e asciugate bene i rametti di rosmarino per evitare l’insorgere di muffe.
Inserite il rosmarino nella bottiglia contenitore.
Riempite la bottiglia con olio extra vergine di oliva, fino a coprire completamente il rosmarino.
Tappate ermeticamente
Lasciate in infusione in un luogo al buio per almeno 3 settimane.
Preparazione Olio al Rosmarino Mediterraneo
Come promesso dal titolo, in pochi minuti abbiamo preparato dell’ottimo olio aromatizzato. Il segreto per una buona riuscita è racchiuso in un paio di parole: Usate del buon olio extra vergine di oliva.
In Pizzeria, l’Olio al rosmarino è molto usato come condimento sulla pizza o su qualsiasi tipo di bruschetta.
In cucina è ottimo se usato come condimento per carni alla brace ed è eccezzionale come condimento su qualsiasi insalata.
Ho trascorso una intera giornata in visita all’Oleificio Fiobo che trovate cliccando qui, ad osservare il fantastico mondo della produzione dell’olio extra vergine di oliva. Questo è il risultato:
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Caratteristiche Olio di Oliva. Dal colore verde al colore giallo paglierino, il sapore fresco che richiama frutta e verdura, speziato, dolce o amaro, forte o delicato, il suo gusto è praticamente determinato da diversi fattori naturali e ambientali.
Questa diversità di aromi, rende l’olio di oliva perfetto per qualsiasi tipo di cucina. I popoli del sud Europa, primi utilizzatori, detenevano il record del tasso più basso di malattie cardiovascolari praticando la dieta mediterranea.
L’Olio si distingue in 3 principali categorie in base al grado di acidità e alla sua purezza:
Caratteristiche Olio di Oliva
Olio Extra Vergine di Oliva
L’unico olio vegetale ottenuto con la sola pressione, senza alcuna manipolazione e senza additivi chimici. Contiene vitamine E A K D che hanno proprietà antiossidanti ed effetto protettivo sulle cellule dell’organismo. Livello di acidità inferiore al 1%.
Olio Vergine di Oliva
Come l’Olio Extra Vergine di Oliva non è raffinato ed ha un grado di acidità pari circa al 2%
Olio d’Oliva
E’ composto da olio di oliva raffinato al quale viene aggiunto olio di oliva vergine per migliorarne il gusto. Ha un grado di acidità massimo del 1,5%.
Olio di Sansa
E’ Costituito dalla sansa(residui di lavorazione dai quali viene estratto olio tramite un processo chimico)al quale viene aggiunto olio extra vergine di oliva in maniera non chiaramente indicata.
Caratteristiche Olio di Oliva
E’ costituito prevalentemente da acidi grassi momoinsaturi, polifenoli, vitamina E e betacarotene. L’utilizzo costante favorisce un abbassamento del colesterolo cattivo LDL ed un innalzamento di quello buono HDL aiutandoci a prevenire malattie cardiovascolari e artereosclerosi.
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